I RESTI UMANI…COME TRATTARLI IN UN MUSEO?

In occasione dell’acquisizione di una mummia… e della rinnovata esposizione di uno degli scheletri neolitici rinvenuti presso Montjovet (AO), si è deciso di esprimere le nostre riflessioni su una questione oggi molto dibattuta: è corretto oppure no esporre resti umani all’interno di un museo?
I resti umani, infatti, rappresentano qualcosa di davvero singolare, in quanto si pongono in una sorta di “drammatica condizione intermedia” tra l’essere quello che rimane di un’esistenza e, nel contempo, una preziosa testimonianza di interesse scientifico, un vero e proprio archivio biologico e culturale degli esseri umani del passato, che può e deve essere registrato, conosciuto e interpretato in quanto testimonianza di una storia individuale e tassello della storia evolutiva umana. Per queste ragioni, quando un resto umano entra a far parte di una collezione, modifica il suo status e diviene anche un oggetto museale, ricco di potenzialità di ricerca e di interesse storico-scientifico. Diviene, cioè, un bene culturale, che, come tale, deve essere tutelato, studiato e valorizzato. E anche esposto al pubblico, nei modi corretti che la sua natura di materiale sensibile richiede.

MUSEI REALI ED ETICA DELL’ESPOSIZIONE DEI RESTI UMANI

Le collezioni conservate presso i Musei Reali di Torino non sono il risultato di acquisizioni illegali, a seguito di saccheggi/depredazioni, genocidi o campagne coloniali, ma di acquisti, donazioni o scambi “commerciali” o diplomatici avvenuti durante missioni o esplorazioni scientifiche, o ritrovati in fase di scavi di tutela e ricerca scientifica. Pertanto, il materiale ivi conservato è essenzialmente il frutto di un interesse scientifico o di una volontà di conoscere luoghi e popoli poco noti.
Come detto, però, i resti umani non sono “oggetti” di studio qualunque.
Per questo motivo nel momento della visita o per prepararti alla stessa, nel Museo di Antichità troverai vari strumenti:
• un simbolo ti avviserà della presenza di resti umani nel percorso di visita

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• Una guida kids ci aiuterà inoltre ad approfondire l’importanza degli studi e delle analisi sui resti umani: la puoi trovare nei prossimi giorni nel bookshop dei Musei Reali

• Inoltre su questa pagina troverai a breve ulteriori informazioni e questionari.
Dicci cosa ne pensi: lasciando la tua opinione ci aiuterai a rendere migliori e più inclusive queste ricerche e le esposizioni del nostro museo.

“Human remains are not just another artefact; the have potency. They are charged with political, evidentiary, and emotional meanings but also be quite mundane, such as classroom anatomical study collection. Where once human remains collection were considered standard materials for museums to curate an the “property” of lone curators and researchers, they are now numerous voices to be heard and considered on the subject. The act of collecting and studying human remains have become politically and socially more complex, and new unwritten rules of order are slowly developing into standard practice” (Cassam et al 2007, 1).

INOLTRE, PER APPROFONDIRE…
IL CONTESTO STORICO-CULTURALE E NORMATIVO

Intorno agli anni Novanta del Novecento, il dibattito circa l’eticità dell’esposizione di resti umani nei musei ha preso il via, conseguentemente alle numerose richieste di restituzione degli stessi (soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, Australia e Nuova Zelanda) da parte di comunità minoritarie indigene. Le nazioni più coinvolte nei casi di restituzione, in particolar modo l’Inghilterra, hanno iniziato ad interrogarsi, in maniera più generale, sui resti umani, anche in seguito ad una forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica da parte di movimenti di pensiero e attivisti come, ad esempio, “Honouring the Ancient Dead” che si batte per la tutela dei resti precristiani e che si incentra sul tema della “sacralità” del corpo umano e della dignità di tutti i morti, oltre al rispetto delle loro credenze, appartenenti a qualunque epoca.
Questo ha portato diverse nazioni a produrre protocolli/linee guida per il corretto trattamento dei resti umani, ad esempio il “Guidance for the Care of Human Remains in Museums” realizzato per le istituzioni in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, o le “Guidelines for Ethical Research on Human Remains” prodotte dal National Committee for Research Ethics on Human Remains (Norvegia)

In Italia, a seguito della richiesta di restituzione di alcuni reperti scheletrici provenienti dal territorio australiano e conservati presso la Sezione di Antropologia ed Etnologia del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, è stata nominata una commissione nazionale di consulenti di qualificata esperienza e competenza che ha prodotto un documento, successivamente consegnato agli organi ministeriali competenti. L’Istituto Centrale per l’Archeologia (ICA) e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) hanno lavorato congiuntamente, a partire dal 2019, ad un documento di indirizzo sulla gestione dei resti scheletrici umani di interesse culturale che è confluito in una pubblicazione del 2022 , a cura del Ministero della cultura, scaricabile on line: I Resti scheletrici umani: dallo scavo, al laboratorio, al museo. A questa è seguito un recentissimo aggiornamento dal titolo Tra antropologia e archeologia nellericerche del Ministero della cultura, a cura di Valeria Acconcia e Paola Francesca Rossi, pubblicato sul Bollettino di Archeologia On line, Supplemento 2, 2024, Anno XV, del settembre 2024.

Nel 2022, è stato inoltre pubblicato il volume: Quel che resta. Scheletri e altri resti umani come beni culturali, a cura di Giorgio Manzi, Maria Giovanna Belcastro, Jacopo Moggi Cecchi.

È doveroso inoltre far riferimento al Codice etico dell’ICOM per i musei, elaborato dall’International Council of Museums, che riflette i principi generalmente accettati dalla comunità museale internazionale. All’interno del Codice etico, infatti, alcuni punti sono dedicati ai resti umani conservati presso i musei:
• Al punto 2.5 – “Materiali culturalmente ‘sensibili’” si chiarifica che le collezioni di resti umani o di oggetti che hanno significato sacro devono essere acquisite solo nel caso in cui possano essere collocate in luogo sicuro e trattate con rispetto.
• Al punto 3.7 – “Resti umani e oggetti di significato sacro” viene comunicato che le ricerche su resti umani o materiali di valore sacro devono essere condotte rispettando gli standard professionali, gli interessi e le credenze della comunità, dei gruppi etnici o religiosi da cui l’oggetto proviene.
• Al punto 4.3 – “Esposizione di materiali sensibili” si comunica, anche in questo caso, che l’esposizione di resti umani e di materiale sacro debba rispettare le norme professionali e gli interessi e le credenze della comunità e dei gruppi etnici o religiosi da cui provengono. Questi reperti devono essere esposti con il massimo riguardo e nel rispetto dei sentimenti di dignità umana propri di tutti i popoli.
• Al punto 4.4 – “Ritiro dall’esposizione al pubblico” viene spiegato che il museo deve rispondere con prontezza, rispetto e sensibilità a eventuali richieste fatte dalle comunità di origine di ritirare dall’esposizione al pubblico resti umani oppure oggetti di valore rituale o sacri. Dovrà essere anche pronto a rispondere a eventuali richieste di restituzione dei materiali. La politica adottata dal museo deve stabilire con precisione le procedure da seguire in caso di eventuali richieste.
• Nella sezione 6 del documento viene inoltre trattata la collaborazione tra i musei e le comunità da cui provengono le collezioni.
“I resti umani, tuttavia, non sono “oggetti” di studio qualunque, essendo testimonianza tangibile della morte che per l’uomo può assumere significati che vanno oltre l’evento naturale e valore diverso nelle diverse popolazioni, come testimoniato dai diversi comportamenti funerari. Essi, una volta esposti, divento uno strumento per la didattica, la comunicazione della scienza e della ricerca più in generale.
I resti umani appartengono quindi a pieno titolo al patrimonio culturale. Essi, infatti, possono essere utili per la ricostruzione degli aspetti biologici di una comunità, oltre a dare informazioni sul contesto in cui sono stati rinvenuti.
Ma forniscono anche informazioni utili sull’evoluzione umana, le relazioni genetiche, la demografia e la salute, lo studio delle malattie e delle loro cause (utili anche per la storia della medicina), le pratiche funerarie, le credenze e le usanze. Pertanto, essi sono tutelati ai sensi del Titolo I della Parte II del Codice dei Beni Culturali e, come tutti gli altri beni descritti all’interno della normativa, sono oggetto di misure di protezione e conservazione e di percorsi di ricerca.

LO STUDIO DEI RESTI UMANI E LE MODERNE TECNICHE SCIENTIFICHE DI INDAGINE
Tante sono le tecniche oggi a disposizione per studiare i resti umani
• Osteobiografie – Studio macroscopico (sesso, età, eventuali patologie – stato di salute e stili di vita)
• Morfometria (approccio quantitativo – si avvale di distanze lineari, angoli o archi di cerchio per descrivere la variabilità scheletrica)
• Morfologia (approccio qualitativo – tramite l’osservazione è possibile descrivere i resti umani in termini di forme)
• Studio microscopico
• Analisi isotopiche (datazione, alimentazione e mobilità individuale)
• Analisi biomolecolari (paleogenetica, proteine antiche, tartaro)
Ciascuna di esse consente di conoscere un nuovo tassello della vita dei gruppi umani del passato.

SENSIBILITÀ INDIVIDUALE E RESTI UMANI
Persone diverse hanno sentimenti differenti nei confronti della morte e dei resti umani e questo, ovviamente, è cambiato nel corso del tempo. Occorre pertanto trovare un equilibrio affinché la sensibilità e le credenze dei visitatori non vengano turbate alla vista dei resti umani esposti.
I musei che preservano resti umani devono dimostrare:
– Rigore, agire razionalmente con conoscenza, competenze e cura appropriate e giustificare le decisioni prese dal museo.
– Onestà e integrità.
– Sensibilità e comprensione culturale, sensibilità e compassione per i sentimenti degli individui e comprensione per le diverse prospettive religiose, spirituali e culturali.
– Rispetto per persone e comunità.
– Comunicazione responsabile, apertura e trasparenza.
– Equità

Le linee guida prodotte da altri paesi europei suggeriscono di avvisare il visitatore sulla presenza di resti umani.

Tuttavia, alcune indagini sui visitatori hanno dimostrato che la maggior parte di essi sono a proprio agio con la presenza di resti umani e addirittura si aspettano di trovarli all’interno di un museo.
La comunicazione (aspetto cruciale!) del dato antropologico può essere uno strumento efficace per avvicinare le diverse fasce di pubblico alla conoscenza del patrimonio sensibile, tuttavia, occorre prestare molta attenzione poiché la sua visione può provocare diversi sentimenti, positivi e negativi ad un fruitore non adeguatamente preparato e pronto a tale esperienza.
Per questa ragione la trasmissione di questo dato deve avvenire solo dopo aver considerato una serie di fattori. Come nel passato, la vista di resti umani in esposizione rappresenta un momento intimo e simbolico per il fruitore; pertanto, bisogna sempre considerare la natura del materiale esposto sia sotto un punto di vista scientifico che etico, nel rispetto delle comunità a cui questi resti potrebbero appartenere e delle rispettive tradizioni.