ANIMALI A CORTE – VELASCO VITALI

Palazzo Reale corte interna e balcone, Armeria Reale Scalone di Benedetto Alfieri

 VELASCO VITALI
Notte, 2008
bronzo
80x176x100 cm

VELASCO VITALI
Notte, 2007
ferro
80x175x104 cm

VELASCO VITALI
Kopači, 2018/2019
gesso scagliola, pigmenti naturali, ferro, rete metallica, cera
70x105x130 cm

 

VELASCO VITALI
Kopači, 2018/2019
gesso scagliola, pigmenti naturali, ferro, rete metallica, cera
130x70x105 cm

Velasco Vitali ha esposto le sue opere a New York, Los Angeles, Bruxelles e Londra. I suoi quattro zampe, slanciati con orecchie grandi e cadenti, che assomigliano ai bracchi o comunque a cani da caccia, ricordano i cani che accompagnavano nobili e reali nelle battute di caccia che ritroviamo delle sale di Palazzo Reale.

Anche se l’ispirazione di Velasco è e resta concentrata sui cani randagi e liberi, nel cortile d’onore di Palazzo Reale accolgono il visitatore una coppia di cani seduti, uno al centro della corte e l’altro sul balcone del primo piano in un incontro di ipotetici sguardi.

All’interno il visitatore ritrova Velasco nello scalone di Benedetto Alfieri dell’Armeria Reale, dove è esposto Kopači, che prende il nome da un villaggio ucraino vicino a Chernobyl. La struttura compositiva della scultura è “la metafora geometrica del rapporto ortogonale tra la linea orizzontale e quella verticale sulle quali si conforma la posizione dell’animale, appoggiato a terra con la testa all’insù: un angolo retto che invita a guardare verso il cielo, verso quell’eterno interrogativo irrisolto, in direzione di uno spazio così in alto che nemmeno la smisurata altezza dello scalone dell’ARMERIA riesce a soddisfare”. [V.V. 2022]

Bio

Nasce nel 1960 a Bellano sul Lago di Como. Figlio del pittore Giancarlo Vitali, il suo percorso artistico è caratterizzato da una pittura ispirata a una rappresentazione cruda, netta e allo stesso tempo visionaria e onirica di paesaggi naturali e urbani. Pur rimanendo costante il suo lavoro sulla figura umana, la sua pittura si evolve indagando il paesaggio. È anche grazie all’incontro con la Sicilia che Vitali scopre la scultura, in particolare i cani (dal 2003), realizzati con ferro, catrame, cemento, piombo e rete metallica.