Nella suggestiva cornice del Teatro Romano, nell’ambito della rassegna Torino Crocevia di sonorità, i Musei Reali in collaborazione con l’associazione Teatro Europeo, presenteranno La Colonia, la cui messa in scena coniciderà con l’uscita del quarto volume delle traduzioni in italiano di tutto il teatro di Marivaux.

Nel 1750 Marivaux decise di riadattare una sua vecchia commedia in tre atti che non aveva avuto successo, ricompattandola in un atto unico: ventuno anni prima, il 18 giugno 1729 quella commedia, sotto il titolo La nouvelle colonieou la Ligue des Femmes, era stata rappresentata al ThéâtreItalien e, nonostante il cast annoverasse alcune star dell’epoca come Silvia Balletti e Pierre François Biancolelli, era stata ritirata dopo una sola rappresentazione. Colpa del testo ispirato a una delle questioni filosofiche più scottanti sollevate dagli illuministi? Colpa di un eccesso di verbosità in un teatro come quello italiano che i parigini continuavano a considerare erede della Commedia dell’Arte? 

Significativo è che Marivaux, autore ormai affermato e consacrato alla fama, decida di rimettere mano a quell’opera nell’ultima fase del suo percorso creativo: il problema dell’uguaglianza dei sessi poteva, sì, essere impopolare nella Francia ancien régime ma non doveva essere rimosso per sempre, proiettando la sua forza ineluttabile in un futuro prossimo che avrebbe visto le donne protagoniste. La colonia, quel secondo tentativo, Marivaux lo destinò soltanto alla lettura “in una Società”: come a ribadire che i tempi non erano maturi per declamare tanta sovversiva originalità sulle tavole del palcoscenico; come era successo d’altronde a un altro testo ispirato alle idee dell’Illuminismo, L’Isola della Ragione, che l’autore si rammaricava di aver portato all’insuccesso teatrale dopo il buon esito riscontrato invece attraverso le letture ad amici e intellettuali.

 Si dirà che, ormai, mettere in scena una commedia sulla rivolta delle donne non solo non comporta rischi ma è così politicamente corretto da rischiare quasi il conformismo. Eppure non è conformista ascoltare le parole di un classico (cioè di un autore che non finisce mai di essere contemporaneo, per ricordare una delle più felici definizioni della parola) a proposito della questione femminile duecentosettantadue anni dopo. Proprio perché tiene conto con autoironia delle timidezze, delle resistenze, delle paure ancestrali che accompagnano da sempre l’accettazione di una parità completa tra le due metà del cielo. E poi perché si tratta di una commedia che si non si prende sul serio neanche quando predica ma gioca con gli strumenti del buon teatro, con i caratteri, con le battutacce, con l’invenzione del naufragio in un’isola deserta, mitologica risorsa in teatro per rappresentare utopie palingenetiche. E se nel testo di Marivaux il finale resta prudentemente senza esito rispetto alle speranze che ha generato durante tutto il tempo dell’azione, è inevitabile sentire che quella conclusione è provvisoria e prefigura un futuro diverso affidato alle generazioni che verranno. È quanto cerca di esprimere questa messa in scena, la prima in italiano e nel nostro paese, per quanto io sappia, della storia plurisecolare di questo testo.

Regia BEPPE NAVELLO
Scene e costumi LUIGI PEREGO
Musiche GERMANO MAZZOCCHETTI
Luci ORSO CASPRINI

Il pubblico potrà visitare alcuni percorsi dei Musei Reali, aperti straordinariamente dalle 19.30 alle 23.30 (ultimo ingresso ore 22.45). 

Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21.00.