Il monumento equestre dedicato al duca Vittorio Amedeo I di Savoia, collocato entro una nicchia ornata da trofei d’armi in stucco, è l’unica sopravvivenza dell’antico Scalone d’Onore seicentesco di Palazzo Reale, modificato dall’architetto Domenico Ferri nel 1862 per adeguare la Residenza al nuovo rango di prima Reggia d’Italia. L’importante gruppo scultoreo, citato e descritto nelle guide della città di Torino come il Cavallo di marmo di Palazzo Reale, è stato sottoposto a un attento restauro diretto da Tiziana Sandri, coordinatrice dei Laboratori di restauro dei Musei Reali, e realizzato dalla ditta Allegra Carlone.
L’opera, di grande impatto visivo e dal profondo significato politico e ideologico nel presentare la dinastia di Casa Savoia all’ospite ammesso a Palazzo Reale, si deve al luganese Federico Vanello e al romano Andrea Rivalta. A partire dal 1619 i due artisti eseguirono rispettivamente le parti in bronzo e in marmo. Come da tempo emerso dagli studi, il monumento fu inizialmente voluto da Carlo Emanuele I per commemorare il padre Emanuele Filiberto, vincitore della nota battaglia di San Quintino celebrata nel grande dipinto di Palma il Giovane esposto nel Salone delle Guardie Svizzere. L’opera non fu, tuttavia, allestita e rimase a lungo nello studio dello scultore Rivalta.
Nel 1663 il monumento fu collocato nello Scalone su un alto basamento con un’iscrizione celebrativa composta dal retore di corte Emanuele Tesauro. Probabile opera di Michele De Fontaine è la testa del cavaliere con l’effigie di Vittorio Amedeo I, sovrano dal 1630 al 1637, voluta dal figlio Carlo Emanuele II che commissionò, in tal modo, un aggiornamento iconografico dell’opera in onore del padre.
Il duca Vittorio Amedeo I è raffigurato a cavallo di un energico destriero con le zampe anteriori sollevate. Il sovrano indossa il Collare dell’Ordine della Santissima Annunziata e un’armatura con una fascia annodata sulla spalla destra. La figura, realizzata in bronzo, tiene saldamente le redini e impugna il bastone del comando. Sotto al cavallo si dispongono due uomini, battuti dal vittorioso cavaliere e realizzati in marmi bianchi e rossi venati.
Già attribuito in passato a numerosi autori, tra cui Michelangelo, Giambologna e Pietro Tacca, il monumento risente di varie influenze stilistiche e dei modelli manieristi del XVI secolo. L’opera documenta la fase decorativa più antica di Palazzo Reale cui i Musei Reali stanno dedicando particolare attenzione. Grazie al sostegno della Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali e della collaborazione dell’Associazione “Amici di Palazzo Reale”, a inizio 2025 sarà pubblicato, a questo proposito, un volume incentrato sui restauri del monumento equestre e del fregio seicentesco dipinto con Allegorie delle Virtù dei Principi di Casa Savoia, conservato nella Seconda Anticamera dell’Appartamento di Rappresentanza.
Il restauro
L’intervento di restauro ha interessato il monumento e la nicchia retrostante, estendendosi anche alle sculture raffiguranti Andrea Provana di Leinì ed Eugenio di Savoia Soissons, all’iscrizione commemorativa relativa alla realizzazione dello Scalone ottocentesco, alle pareti, balaustra e gradini in marmo della prima rampa.
Il restauro delle parti del monumento equestre, realizzate in pietra di Chianocco e marmi bianchi e rossi venati, è consistito in una cauta pulitura, calibrata in fasi successive per rimuovere depositi coerenti, vernici ingiallite e precedenti protettivi alterati. Sulle superfici marmoree degli incarnati dei due prigioni è stata riscontrata una finitura pittorica, non originale, stesa a imitazione della stessa pietra di Chianocco utilizzata per la realizzazione del cavallo. Un’ulteriore finitura pittorica era presente sull’abito del prigione di sinistra, per uniformarlo al tono rosso scuro del marmo venato dell’abito del compagno. Per approfondire la conoscenza dei materiali in opera sono state effettuate analisi multispettrali, da cui è emersa la presenza di gesso, biacca, calcite, resine naturali e cera negli strati di finitura.
Effettuata la pulitura delle superfici lapidee e delle finiture pittoriche, si è proceduto con la reintegrazione a vernice, riconoscibile e reversibile, delle lacune della pellicola pittorica.
La scultura bronzea del duca è stata realizzata con la tecnica della cera persa indiretta; il suo restauro ha rivelato la possibilità di smontaggio della testa e della mano destra grazie alla presenza di antichi perni. La superficie presentava locali fenomeni di corrosione, consistenti depositi superficiali nonché quattro strati sovrapposti, frutto di precedenti patinature con effetti antichizzanti. A seguito di una preliminare aspirazione generalizzata, sulle superfici è stata eseguita una pulitura chimica con lo scopo di arrestare l’avanzamento delle corrosioni degenerative del bronzo. I perni in ferro sono stati puliti meccanicamente. Da ultimo, sulle superfici bronzee e sugli elementi in ferro sono stati applicati strati protettivi leggermente tonalizzati con pigmento nero, al fine di reintegrare la cromia dell’opera, laddove lacunosa.
La nicchia, fortemente degradata, era interessata da distacchi, mancanze, efflorescenze saline e strati sovrammessi di ridipinture. Il descialbo degli stucchi ha richiesto numerosi test preliminari a seguito dei quali gli strati non originali sono stati rimossi, ammorbidendoli con vapore pressurizzato ad alta temperatura e procedendo con la loro successiva rimozione meccanica. Le mancanze sono state reintegrate, laddove ricostruibili, con malta di calce e polvere di marmo, secondo la tecnica originale.
L’intervento conservativo è stato finanziato tramite Art Bonus con il contributo della Società SPEA S.p.A.
Il 15 novembre 2024, alle ore 17, il restauro del monumento equestre sarà presentato nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale.
Intervengono:
Lorenza Santa, Musei Reali di Torino, curatrice delle collezioni di Palazzo Reale
Tiziana Sandri, Musei Reali di Torino, restauratrice e coordinatrice dei Laboratori di restauro
Allegra Carlone, restauratrice
Luciano Bonaria, Presidente SPEA S.p.A.
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Foto Daniele Bottallo DB Studio Agency per i Musei Reali, 2024