Grazie al generoso contributo di Fresia Alluminio S.p.A. tramite la piattaforma ministeriale Art bonus, i Musei Reali danno inizio ai restauri delle Anticamere nell’Appartamento di Rappresentanza di Palazzo Reale, per recuperare l’antico splendore e fasto della residenza dei Savoia. Si comincia con le Allegorie delle Virtù Regie del fregio della Sala degli Staffieri, offuscate dal tempo e dalla polvere. I dodici dipinti risalgono al 1660-1661 e sono opera di vari autori: Bartolomeo Caravoglia, Sebastiano Carello, Domenico Tignola, Luca Dameret, Andrea e Giacomo Casella.
L’intervento è stato eseguito direttamente in sala dalla ditta Mnemosyne Servizi. I visitatori hanno potuto seguire tutte le operazioni di restauro come in un vero laboratorio anche grazie a due schermi che, collegati a una telecamera full HD, consentono di vedere il restauratore all’opera in maniera ravvicinata e coinvolgente.
Le opere
Per decorare l’Appartamento verso mezzogiorno, nel 1660 il duca di Savoia Carlo Emanuele II avvia un importante cantiere sotto la guida dell’ingegnere Carlo Morello. Nelle sale affacciate su Piazza Castello soffitti e fregi vengono realizzati con le decorazioni scolpite, intagliate e dorate di Bartolomeo Botto e Guglielmo Tolfi, per fare da cornice a una serie di dipinti celebrativi di Casa Savoia secondo il programma iconografico elaborato dal retore di corte Emanuele Tesauro. Nel 1660-1661 nell’Anticamera delle Virtù, ridenominata Sala degli Staffieri nell’Ottocento, vengono impiegati vari artisti. Al centro del soffitto il lombardo Amanzio Prelasca raffigura la Virtù coronata da Pallade che sottomette una chimera, oggetto di un prossimo restauro.
Bartolomeo Caravoglia, Sebastiano Carello, Domenico Tignola, Luca Dameret, Andrea e Giacomo Casella realizzano il fregio sottostante, composto da dodici tele di formato rettangolare. I dipinti raffigurano le Allegorie delle Virtù Regie accompagnate a un episodio storico di Casa Savoia: religiosità di Umberto III, pietà di Amedeo VII, magnificenza di Umberto I, severità di Amedeo VII, clemenza di Filippo II, liberalità di Filippo I, fortezza di Carlo III, modestia di Amedeo V, giustizia di Ludovico Savoia Acaia, celerità di Tommaso I, facondia di Amedeo II e fedeltà di Tommaso III.
Ogni scena è descritta in un cartiglio, opera di Amedeo Mignatta, e contenente un’iscrizione in latino in caratteri capitali con il nome della virtù dipinto in colore rosso.
Il restauro ha riguardato anche le sei sovrapporte collocate agli angole della sala: Giacobbe benedice i figli di Giuseppe e Agar e Ismaele nel deserto di Sebastiano Ricci (1727-1728), Il suicidio di Temistocle di Lorenzo De Ferrari (1738 circa), Giuseppe in carcere interpreta i sogni di Giuseppe Nogari (1747), Clelia davanti a Porsenna di Placido Costanzi (1749), Cristo deriso di ambito veneto (ultimo quarto XVII secolo).