I Musei Reali di Torino sono uno dei complessi museali più estesi e più variegati d’Europa e sono pari, per le loro dimensioni e per il valore delle collezioni, alle maggiori residenza reali europee. Sono situati nel cuore della città antica e propongono un itinerario di storia, arte e natura che si snoda attraverso oltre 3 km di passeggiata museale su 30.000 mq di spazi espositivi e di deposito, 7 ettari di giardini, con testimonianze che datano dalla Preistoria all’età moderna.
La loro origine risale al 1563, quando Emanuele Filiberto di Savoia trasferisce la capitale del ducato da Chambéry a Torino e dà inizio alla grande trasformazione urbana a all’arricchimento delle collezioni dinastiche.
Tra il seicento e il settecento la residenza, con al centro il maestoso Palazzo Reale, si espande in forma di città seguendo lo schema ortogonale del primo ampliamento urbano verso il fiume Po. Abitata dai Savoia fino al 1946 è ora proprietà dello stato Italiano.
A partire dal 2014, i Musei Reali hanno riunito in un unico compendio cinque istituti prima separati per gestione e controllo: il Palazzo Reale, l’Armeria Reale, la Biblioteca Reale, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità, i Giardini Reali.
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Con la pace di Cateau-Cambrésis (1559) e il successivo spostamento della capitale da Chambery a Torino nel 1563, il duca Emanuele Filiberto di Savoia stabilì la propria residenza nel Palazzo del Vescovo, presso il Duomo.
Questo nuovo Polo del comando, che sorgeva a nord est della città quadrata romana con affaccio a sud sulla grande piazza del Castello medievale, nel corso dei decenni si amplia grazie alla realizzazione di imponenti fabbriche articolate secondo un preciso schema ortogonale, legate ad esigenze di rappresentanza, alla vita di Corte e all’amministrazione dello Stato.
Al complesso del palazzo iniziarono ad aggiungersi nuove strutture quali: i Giardini Reali, la manica Beaumont (sede dell’Armeria e Biblioteca Reale), la Cappella della Sindone realizzata alle spalle dell’abside del Duomo, la Real Chiesa di S. Lorenzo e la Galleria Orientale, dove erano dislocate le Segreterie di Stato (oggi sede della Prefettura), la Manica degli Archivi (oggi sede dell’Archivio di Stato), il Teatro Regio (distrutto in un incendio nel 1938 e ricostruito nel 1971 su progetto di Carlo Mollino) estendendosi sino alla Cavallerizza. A questi si aggiunsero nel tempo il riplasmato Palazzo Chiablese e la Manica Nuova lungo via XX Settembre, costruita tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, oggi sede la Galleria Sabauda e di una sezione Museo Archeologico.
XVI Secolo
Nel 1576 è già documentata la presenza del duca Emanuele Filiberto nel palacio novo, che risultava già dotato di decorazioni, pitture, arredi, arazzi e una grande peschiera nel giardino.
Nel 1584 Carlo Emanuele I assegna ad Ascanio Vitozzi la riprogettazione della dimora: l’architetto traccia una facciata con bugnato “a diamante” rivolta verso l’attuale Palazzo Madama, una Corte d’Onore interna porticata e, contemporaneamente, delinea i bastioni, ancora oggi visibili.
XVII Secolo
Con il governo di Maria Cristina di Francia, vedova del duca Vittorio Amedeo I, il palazzo entra in una fase di totale rinnovamento, sia sul profilo architettonico sia per i preziosi e sontuosi allestimenti.
Queste trasformazioni vedono come direttore dei cantieri l’architetto ducale Carlo di Castellamonte, che realizza la facciata principale su piazza Castello; anche le sale del piano nobile vengono decorate con immagini allegoriche che celebrano la dinastia reale da altrettanti artisti rilevanti all’epoca.
Tra 1649 e il 1667 viene realizzata la Cappella della Sindone, opera nella quale lavora l’architetto modenese Guarino Guarini, il quale conclude la cappella con un’ardita cupola, costituita da un reticolo di archi sovrapposti e aperture finestrate che irrorano di luce l’ambiente.
Con Vittorio Amedeo II arriva alla corte sabauda il pittore viennese Daniel Seyter, il quale realizza l’affresco sulla volta della Galleria che oggi viene appunto detta “del Daniel”. Sempre sul finire del XVII secolo su disegno Duparc e decorazioni di Carlo Emanuele Lanfranchi viene sistemato il giardino a nord, mentre l’impianto del parterre a est vede la rivisitazione e ampliamento da parte di André Le Notre, già progettista dei celebri giardini di Versailles. Questa parte dei giardini ospita la Fontana delle Nereidi e Tritoni l’opera di Simone Martinez.
XVIII Secolo
Con la firma del Trattato di Utrecht (1713) Vittorio Amedeo II acquisisce il titolo di re: dopo questo evento vengono effettuati nuovi ampliamenti e rinnovamenti all’interno del palazzo.
La realizzazione di queste nuove opere viene affidata all’architetto messinese Filippo Juvarra, importante artista per la città sabauda, tanto da divenire primo architetto di Corte.
All’interno del palazzo, Juvarra disegna il Gabinetto Cinese, nel quale il pittore Claudio Francesco Beaumont realizza la volta affrescata, così come nella grande Galleria chiamata oggi col suo nome.
Nel 1722 per il matrimonio del principe Carlo Emanuele III, Juvarra predispone l’appartamento nuziale al secondo piano, progettando anche lo scalone d’accesso, denominato Scalone delle Forbici. Da quel momento gli appartamenti del piano superiore vengono utilizzati come Appartamenti dei Principi Ereditari e di conseguenza subiscono dei riallestimenti ciclici nel corso dei secoli.
Con la partenza di Filippo Juvarra per la Corte di Madrid, il ruolo di primo architetto regio viene ricoperto da Benedetto Alfieri che, tra le varie operazioni, definisce gli apparati decorativi del secondo piano, le nuove camere degli Archivi, le boiseries della Sala delle Udienze e interviene sulla Galleria del Daniel trasformandola in una sfavillante galleria degli specchi.
Successivamente, il re Vittorio Amedeo III dispone alcuni restauri e nuove decorazioni negli appartamenti sotto la guida dell’architetto G.B. Piacenza, in collaborazione con Carlo Randoni.
XIX Secolo
Dopo la parentesi napoleonica, il ritorno a Torino del re Vittorio Emanuele I nel 1814 segna l’inizio di una serie di trasformazioni, che si succederanno all’interno del complesso del palazzo per tutto il XIX secolo.
Salito al trono Carlo Alberto, primo re del ramo dinastico Savoia-Carignano, il complesso di Palazzo Reale subisce delle radicali riplasmazioni: gli appartamenti della regina vengono traslati verso la Corte d’Onore, destinando quelli del re su piazza Castello; le stanze dei principi vengono spostate sull’ala nord, mentre le Sale della Principessa vengono demolite per fare spazio alla grande Sala da Ballo.
Nella Galleria del Beaumont viene allestita l’Armeria Reale e al piano inferiore della suddetta viene collocata la Biblioteca Reale: artefice di questi cambiamenti è Pelagio Palagi, interprete del rinascimento carloalbertino.
Contemporaneamente all’opera del Palagi si muovono alcuni artisti e collaboratori d’eccezione: l’ebanista Gabriele Capello detto il Moncalvo, il pittore Pietro Ayres e gli scultori Giuseppe Gaggini, Giovanni Colla, Goffreddo Odetti e Diego Marielloni; soprattutto quest’ultimi, saranno gli autori della nuova cancellata in ghisa, la quale ridefinisce il perimetro della piazzetta Reale, il cui ingresso è prospetticamente dominato dalle statue equestri di Castore e Polluce opera di Giovanni Battista Viscardi.
Con Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, vengono avviate le opere di trasformazione dello Scalone d’Onore, concluse nel 1864 quando la capitale viene spostata prima a Firenze e successivamente a Roma.
La presenza della famiglia Savoia a Torino si fa sempre più saltuaria, tuttavia Emilio Stramucci, ultimo degli architetti di Corte, viene incaricato di ricomporre la Sala da Pranzo, quella del Trono della Regina (oggi Sala dei Medaglioni), la Camera del Caffè e altri ambienti al piano terra. Allo stesso architetto viene affidata anche la realizzazione del nuovo palazzo ad uso uffici o Manica Nuova, in affaccio sull’attuale via XX Settembre, la cui costruzione consente la scoperta del teatro romano.
XX Secolo
Con il trasferimento del principe Umberto II a Torino, il palazzo torna ad animarsi ed è oggetto di nuove sistemazioni. Dal 1930 si stabilisce a palazzo anche la moglie Maria Josè di Sassonia, occupando le sale su piazza Castello, che furono di Maria Adelaide d’Asburgo.
La presenza di Umberto è documentata a palazzo solo fino al 1946, poco tempo dopo la sua incoronazione e pochi giorni prima della sua partenza per l’esilio.
Nel 1955 la struttura viene data in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.
Nel 1982, dopo la definitiva separazione dal Museo Egizio nel 1940, il Museo di Antichità viene trasferito dall’Accademia della Scienze alle ottocentesche serre di Palazzo Reale.
Nel 1997 Palazzo Reale viene inscritto nella Lista del patrimonio Mondiale UNESCO come sito seriale “Residenze Sabaude” insieme ad altri 22 edifici, di cui 11 situati nel centro di Torino, e altri distribuiti secondo un impianto radiocentrico intorno alla città.
Il 12 aprile 1997 un forte incendio divampato nella Cappella della Sindone devasta la cappella e parte del torrione nord-ovest del Palazzo Reale.
Nel 1998 viene allestito il Padiglione Territorio come ampliamento dell’esistente Museo d’Antichità, opera degli architetti Gabetti e Isola, il quale espone i materiali archeologici rinvenuti in Piemonte.
XXI Secolo
Tra il 2000 e 2006 si attua un grande progetto di recupero e valorizzazione dell’intero complesso museale. All’interno dell’Armeria Reale viene eseguito un restauro degli ambienti monumentali con il recupero dell’allestimento storico voluto da Carlo Alberto nel 1832; si attua il recupero del torrione nord-ovest, dello Scalone d’Onore e dell’adiacente settore del Salone degli Svizzeri di Palazzo Reale; si chiude la prima tranche di interventi relativi alla caffetteria e alla Cappella Regia.
Nel 2007 si riaprono l’Appartamento del Principe di Piemonte al secondo piano, gli Appartamenti di Madama Felicita e del Re al piano terreno.
Nel 2008 si rendono visitabili cucine sotterranee e nel 2009 il Primo Piano Nobile.
Dal 2013 il piano interrato della Manica Nuova di Palazzo Reale diventa sede dell’esposizione dei resti archeologici della città di Torino e del Tesoro di Marengo.
Nel dicembre 2014 le Collezioni della Galleria Sabauda, precedentemente poste nel secondo piano del Palazzo dell’Accademia delle Scienze (dopo che nel 1860 venne ceduta allo Stato da Vittorio Emanuele II), vengono riallestite nella Manica Nuova di Palazzo Reale.
Nel 2016 l’area museale torinese, che negli ultimi anni viene definita come Polo Reale (Palazzo Reale, Galleria Sabauda, Museo d’Antichità, Biblioteca Reale, Armeria Reale, Giardini Reali, Palazzo Chiablese) cambia il proprio nome in Musei Reali (a seguito del D.M. n. 43 del 23/01/2016) aggiungendo al percorso di visita anche la Cappella della Sindone.
Visita altre sezioni del complesso museale







PALAZZO REALE
Lo splendore degli appartamenti reali
Armeria Reale
Tra le più scenografiche collezione di armi e armature antiche del mondo
Cappella della Sindone
Un vertice dell’architettura barocca
Galleria Sabauda
I capolavori della pittura nelle collezioni dei Savoia
Museo di Antichità
Il più antico museo di antichità in Europa
Giardini Reali
Il parco storico del museo accessibile liberamente
Biblioteca Reale
Il tempio della cultura con oltre 200.000 beni