La tela dell’artista piemontese sarà esposta nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale fino al 21 gennaio 2025
Presentata anche la guida alla mostra dossier Cleopatra. La donna, la regina, il mito aperta fino al 23 marzo 2025 nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda
Le raccolte dei Musei Reali di Torino si arricchiscono di una nuova straordinaria opera: si tratta di A Babilonia (Semiramide) realizzata intorno al 1905 dall’artista piemontese Cesare Saccaggi (Tortona, 1868-1934).
Acquisita dal Ministero della Cultura per i Musei Reali esercitando il diritto di prelazione, la splendida tela potrà essere ammirata nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale fino al 21 gennaio 2025; in seguito sarà esposta al terzo piano della Galleria Sabauda, andando ad arricchire il nucleo di opere del primo Novecento in dialogo con la collezione di ceramiche artistiche Lenci. L’opera documenta il legame che Cesare Saccaggi seppe consolidare con la sua regione, anche grazie alla fortuna e all’apprezzamento presso la committenza borghese e Casa Savoia; un altro lavoro del pittore piemontese è infatti conservato nelle collezioni di Palazzo Reale e raffigura Jone, giovane bellissima, co-protagonista del romanzo Gli ultimi giorni di Pompei, scritto nel 1834 da Sir Edward Bulwer-Lytton.
Nel dipinto di Saccaggi, la leggendaria regina assira Semiramide, fondatrice di Babilonia, è rappresentata come una seduttrice forte e voluttuosa, richiamando le celebri donne della società di inizio Novecento, dalle attrici Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse all’eccentrica marchesa Luisa Casati che, come la regina, era solita accompagnarsi con un leopardo al guinzaglio, nonché le famose figure femminili immortalate dai più grandi artisti dell’epoca, come la Salammbô di Alphonse Mucha del 1896 e la Giuditta di Gustav Klimt del 1901.
Semiramide, femme fatale tra il terreno e il divino, è una giovane donna, altera e inarrivabile, che volge dall’alto il suo sguardo su chi la osserva. La figura è descritta attraverso un uso del colore libero e fluido: il corpo è coperto soltanto da una veste leggera e trasparente, definita da tocchi luminosi che ne suggeriscono l’andamento, la preziosa rete che copre il busto lascia intravvedere la nudità del seno e la spallina abbassata suggerisce una maliziosa provocazione. Il candore della pelle è esaltato dai gioielli d’oro, bracciali e anelli che ornano mani e piedi. La superficie dell’opera è punteggiata da piccole pietre colorate, inserite direttamente nella materia pittorica, rendendo l’insieme ancora più realistico.
A Babilonia (Semiramide) documenta la produzione di gusto orientalista di Saccaggi, influenzato dallo stile della Secessione viennese e dalla corrente pittorica di origine francese incline all’esotismo, esaltato da un sapiente uso del colore in composizioni ispirate a opere e ambientazioni persiane, babilonesi, turche, egiziane e arabe. La sua cultura eclettica gli permette di accostare sulla tela elementi tra loro diversi: fondamentale è il soggiorno a Parigi, a inizio Novecento, che gli offre nuove suggestioni archeologiche, fornite in primis dalla visita al Louvre dove ha l’opportunità di ammirare i tori alati con testa antropomorfa (Lamassu) provenienti dal Palazzo del sovrano assiro Sargon II, rinvenuti a Khorsabad, uno dei quali domina lo sfondo della tela, tradotto con pennellate d’oro; altra fonte di ispirazione imprescindibile è la Dama di Elche, antico busto femminile ritrovato in Spagna nel 1897, da lui ripreso per realizzare il prezioso copricapo della regina babilonese.
È stata presentata anche la guida alla visita della mostra Cleopatra. La donna, la regina, il mito (Sagep Editori, italiano/inglese, pp.96; €10), in corso fino al 23 marzo 2025 nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda. Nell’ambito delle celebrazioni per i 300 anni del Museo di Antichità di Torino, la rassegna propone un viaggio di oltre 2000 anni nella storia e nel mito di Cleopatra, sia attraverso l’analisi storico-archeologica del personaggio e del suo tempo, sia narrando la nascita del mito e la fascinazione esercitata nel corso dei secoli. Il volume è lo strumento di accompagnamento alla visita, ma è anche la testimonianza di un’operazione culturale più ampia, un varco temporale aperto dal museo per il pubblico a partire dalla ricerca scientifica, per disseminare contenuti trasversali e analizzare le accattivanti sfaccettature di un personaggio storico, ancora misterioso, che molto ha da raccontare alla contemporaneità.
Durante le festività natalizie, gli orari di apertura dei Musei Reali subiranno alcuni cambiamenti. Tutti gli aggiornamenti sono riportati sul sito museireali.it (Festività Invernali: orari e aperture – Musei Reali Torino). Dal 6 gennaio 2025, i Musei Reali resteranno aperti ogni lunedì e il giorno di chiusura infrasettimanale sarà differito al mercoledì.
Dal 7 gennaio all’inizio di marzo 2025, il Caffè Reale resterà chiuso al pubblico per l’esecuzione del progetto di restauro degli argenti e degli arredi. Le due sale della caffetteria dei Musei Reali conservano antichi armadi a vetrina in cui è esposta una straordinaria collezione di porcellane della manifattura Richard Ginori e manufatti in argento e metallo; sulle mensole trovano posto oltre trecento oggetti, di forme e tipologie diverse, nella maggior parte utilizzati per la tavola reale: piatti, oliere, caffettiere, cioccolatiere, lattiere, vassoi, alzate per frutta e dolci, bollitori, posate da portata, realizzati in argento e leghe metalliche (peltro e ottone), spesso argentate. In alcuni casi sono presenti anche manici di legno, osso e avorio, oltre a parti in vetro e cristallo. Il pubblico dei Musei Reali potrà seguire lo stato di avanzamento delle operazioni di restauro sia tramite i canali social e il sito web dei Musei Reali, sia partecipando alle visite guidate speciali alla caffetteria e alla Sala della Piglia dell’Appartamento della Regina Elena condotte da curatrici e restauratrici sulla storia dei servizi da tavola in uso presso Casa Savoia e delle argenterie prodotte a Torino nell’Ottocento, sulle tecniche esecutive e sul restauro stesso.
Si ringrazia il Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino, con il quale i Musei Reali vantano una pluriennale e proficua collaborazione, per l’esecuzione dell’aria “Se pietà di me non senti”, tratta dall’opera lirica “Giulio Cesare in Egitto” di Georg Friedrich Händel, di cui ricorre quest’anno il trecentesimo anniversario della prima esecuzione a Londra (King’s Theatre, 20 febbraio 1724), interpretata da Shuai Kanno al pianoforte e da Elisabetta Isola alla voce.
Nota biografica
Casare Saccaggi (Tortona 1868 -1934)
Figlio di un sarto, nutre un precoce interesse verso il disegno. Si forma alla Reale Accademia Albertina di Torino con Andrea Gastaldi, Pier Celestino Gilardi e Giacomo Grosso, e riceve numerosi premi, distinguendosi nei concorsi annuali tra 1884 e 1890, anno in cui conclude gli studi.
Pianista e musicista, artista eclettico e prolifico, nell’ultimo decennio dell’Ottocento partecipa assiduamente alle esposizioni organizzate a Torino, alla Permanente di Milano, a Genova, Bologna, Firenze e alla Biennale di Venezia. Presenta numerose opere realizzate con tecniche diverse – pastello, acquarello, tempera, olio – raffigurando molteplici soggetti: ritratti, scene in costume o di genere, temi sacri e mitologici, paesaggi e nature morte. Importante è la sua permanenza a Roma dove conosce i pittori Preraffaelliti ed entra in contatto con il gusto per il revival bizantino. Nel 1896 partecipa alla decorazione della chiesa di San Gioacchino a Torino, con gli affreschi della VII stazione della Via Crucis. Insieme a Giuseppe Pellizza da Volpedo, suo conterraneo, è annoverato tra i maggiori esponenti della cosiddetta “Scuola di Tortona”.
Dal 1900 al 1905 Saccaggi soggiorna a Parigi, espone ripetutamente ai Salons ed è presente all’Esposizione Internazionale Universale del 1900, dove riceve una prestigiosa medaglia di bronzo. Durante la permanenza in Francia, diviene pittore alla moda, realizza affiches, illustrazioni per calendari e collabora con la Maison Goupil, aprendosi alle novità Liberty. Durante la Prima Guerra Mondiale si dedica alla produzione di cartoline illustrate. Il corpus delle sue opere si distingue per l’adesione a molteplici poetiche stilistiche, dal verismo al simbolismo, passando attraverso il revival gotico e lo storicismo, senza dimenticare il suo impegno come ideatore di manifesti.
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