Il patrimonio dei Musei Reali diventa ancora più prezioso grazie alla nuova acquisizione di 6 aurei delle zecche imperiali coniati all’epoca degli imperatori Elagabalo (Roma, 218-222 d.C.), Severo Alessandro (Roma, 227 d.C.), Gallieno (Roma, 262 d.C.), Probo (Cizico o Antiochia, 276-282 d.C.), Diocleziano (Roma, 287 d.C.), Massimiano (Roma, 287 d.C.).

Le monete vengono oggi ad arricchire la collezione del Monetiere del Museo di Antichità. In ottimo stato di conservazione e pressoché prive di segni di circolazione, sono monete rare, soprattutto nei medaglieri pubblici italiani, acquisite grazie alla pratica dell’acquisto coattivo dal MiC –  Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Servizio IV, e all’impegno sul territorio dell’Ufficio Esportazione della SABAP-TO.

L’aureo, emesso regolarmente dal I secolo a.C. fino all’inizio del IV secolo d.C., fu la moneta d’oro romana prima dell’introduzione del solido e, poiché soggetto a minore svalutazione delle monete in argento o bronzo, rappresenta l’indicatore di salute dell’economia romana. Nel corso della sua lunga vita, subì riduzioni di peso, e quindi di quantità di oro: inizialmente, al tempo di Giulio Cesare, il suo peso era pari a 1/40 di libbra (8,179 gr), ma a partire dai Severi fu ridotto a 1/50 (6,543 gr), conoscendo varie oscillazioni tra Gallieno e Diocleziano.

L’Aureo di quest’ultimo imperatore è particolarmente interessante dal punto di vista della “second life” degli oggetti da collezione, soprattutto per la sua provenienza da una prestigiosa collezione viennese d’arte, formatasi tra la seconda metà dell’Ottocento per iniziativa di Carl Trau (1811-1887) e proseguita dal nipote Franz Trau (1881-1931) nei primi decenni del Novecento.