Nel 1563 il duca Emanuele Filiberto stabilisce la capitale del ducato sabaudo a Torino, insediando la corte nell’antico palazzo vescovile della città. Nel 1584, per volontà di Carlo Emanuele I, viene affidato all’architetto Ascanio Vitozzi il progetto per la costruzione di un nuovo palazzo e negli anni successivi al 1643 la direzione dei lavori passa ad Amedeo di Castellamonte e poi ancora a Carlo Morello.
Le sale del primo piano sono arricchite con soffitti intagliati e grandi tele allegoriche di Jan Miel e Charles Dauphin che esaltano le virtù del sovrano.
Nel 1688 Daniel Seyter è chiamato da Roma per affrescare la fastosa galleria affacciata sui giardini e lavora con il genovese Bartolomeo Guidobono anche negli appartamenti del piano terra. Con la conquista del titolo regio (1713) Vittorio Amedeo II affida a Filippo Juvarra la creazione della “zona di comando” costituita dalle Segreterie, dal Teatro Regio e dagli Archivi di Stato. La carica di primo architetto regio passa poi a Benedetto Alfieri, che progetta gli apparati decorativi del secondo piano e allestisce le nuove camere degli Archivi, affrescate da Francesco De Mura e da Gregorio Guglielmi.
Al tempo di Carlo Alberto (1831-1849) molti ambienti sono radicalmente rinnovati sotto la direzione di Pelagio Palagi e nel 1862 prende forma il nuovo scalone d’onore. Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze (1864) e poi a Roma, il palazzo perde progressivamente le sue funzioni di residenza e con la nascita della Repubblica italiana (1946) diviene proprietà dello Stato.
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